Pubblicato anche sul sito GuidaPsicologi.it
Spesso i bambini a scuola, ma anche nella vita, possono provare molta ansia che non raramente sfocia in sintomi somatici: mal di testa, mal di stomaco, insonnia, inappetenza.
Non sapere gestirla li porta ad accusare dei malesseri fisici e ad andare mentalmente in “tilt” con conseguente aumento della paura, dell’iperattività, dell’impulsività, della perdita del controllo. Per esempio, possono studiare e prepararsi a casa con mamma o papà, dimostrare di sapere, e poi in classe non riuscire a dare le riposte giuste, faticare a concentrarsi, a gestire le emozioni che hanno il sopravvento vanificando così gli sforzi fatti.
Per aiutare i bambini a gestire l’ansia e lo stress la Mindfulness è divenuta il focus d’attenzione di una larga parte della comunità scientifica da molti anni.
L’interesse verso tale disciplina nasce dalla crescente esigenza di considerare, nei metodi e nelle conoscenze della ricerca psicologica una prospettiva che valorizzi l’integrazione delle capacità cognitive, emotive e comportamentali nella comprensione di un rapporto di interdipendenza reciproca tra mente e corpo, nel qui ed ora. Tutti questi aspetti possono essere riassunti nel concetto di Mindfulness.
La Mindfulness è uno stato mentale di autoregolazione dell’attenzione e accettazione dei propri pensieri riuscendo a concentrarsi “intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante” (Kabat-Zin, 1994) per elaborare risposte consapevoli e appropriate piuttosto che produrre reazioni automatiche e caotiche.
Insegnare ai bambini la mindfulness significa far acquisire loro la capacità di dirigere l’attenzione su qualcosa volontariamente, senza distrazioni, in uno stato di calma non reattiva. Ciò vuol dire diventare capaci di mantenere la mente ferma su un obiettivo, sia esso il respiro, una sensazione fisica, un’emozione, un’immagine, o un esercizio, con l’intenzione di farlo.
Studi scientifici (Burke, 2009; Harnett e Dawe, 2012) hanno evidenziato come il training alla mindfulness sia in grado di migliorare il benessere generale dei bambini, la loro salute psico-fisica, emotiva e sociale:
- incrementare l’autostima, la competenza emotiva e sociale e diminuire l’aggressività ed il comportamento oppositivo (Schonert-Reichl e Lawlor, 2010);
migliorare il comportamento e aumentare l’attenzione dei bambini con ADHD (Bogels et al., 2008);
- contribuire direttamente ad aumentare la memoria, la capacità di ragionamento, l’organizzazione (Flook et al., 2010; Semple et al., 2010);
- aumentare la calma, la qualità del sonno, la cura e la consapevolezza di sé (Broderick, Metz, 2009; Huppert e Johnson, 2010; Wall, 2005);
- potenziare la motivazione, la fiducia, la competenza (Hennelly, 2011);
- incrementare l’accettazione di sé e dell’altro senza giudizio, l’empatia (Burke, 2009; Harnett e Dawe, 2012).
Una sessione di incontri, generalmente dieci, individuali o di gruppo, dedicati alla conoscenza dei piccoli partecipanti e all’esecuzione degli esercizi guidati di respirazione, concentrazione, osservazione, consapevolezza, confronto. Il protocollo, in particolare, mira ad agire sugli effetti dello stress nei bambini, come per esempio gli sbalzi d’umore, i problemi di attenzione e concentrazione, l’ansia, l’aggressività, l’iperattività, le difficoltà nella memoria e la riduzione del rendimento scolastico.
I momenti psicoeducazionali riguardano la consapevolezza dei propri vissuti, la possibilità di identificare ed esprimere le proprie emozioni, la condivisione e la gentilezza amorevole, e sono generalmente offerti come riflessioni su episodi concreti o come esemplificazioni vicine alla realtà che i bambini vivono quotidianamente a casa, a scuola, nello sport.
Dott.ssa Nausicaa Securo – Psicologa Clinica e dell’Apprendimento Scolastico